Mancano pochi giorni all'appuntamento con "Alice Underground il musical", esattamente il 3 giugno al Babau Club di Sforzacosta in provincia di Macerata. Una serata all'insegna del musical, di performance artistiche e dj set di techno music.
Dopo l'intervista a Maria Laura Platania, Francesco Properzi Roberto Rossetti, oggi parliamo di Alice con Miriam Tocci, autrice dell'adattamento teatrale.
Che rapporto hai con la storia di Alice?
Quella di Alice è una storia che mi è rimasta nel cuore da quando ero una bambina e che resta ancora adesso una delle mie preferite. Come Alice, mi perdevo nei mondi creati dalla mia fantasia, fatti di canzoni strambe, rime, posti e personaggi assurdi e in verità non ho mai smesso del tutto di farlo, visto che anche adesso scrivo storie! Trovavo molto di me in lei. Forse anche io creavo le mie storie per uscire dalla realtà o forse, aggiungo ora con una diversa consapevolezza, lo facevo per capirla meglio, la realtà.
Cosa vuol dire scrivere l'adattamento teatrale di un testo così importante?
Di sicuro è una grande responsabilità e un onore ancor più grande. Quello di Alice non è un sogno a occhi aperti, una favoletta per intrattenere. È un viaggio, un viaggio nella testa fra le idee e le antitesi, i sensi e i non sensi. È un test continuo per saggiare quanto il reale sia irreale e viceversa. Alice è lo specchio della nostra personale conquista della coscienza di adulti e, oltrepassato il portale che conduce al suo mondo, è possibile guardare noi stessi dalla giusta prospettiva. Diciamo che ci si rimette mano con una certa reverenza, inoltre è stato molto emozionante per me poter diventare uno dei personaggi sulla scena: la Lepre Marzolina.
Che differenze ci sono tra lo spettacolo e il testo?
Il filo conduttore dell’adattamento teatrale è rimasto quello della storia originale, anche il titolo lo è: Alice Underground. Ma nell’idea di Maria Laura Platania e Brunella Platania c’era una trasposizione di personaggi e situazioni ai giorni nostri, con un occhio particolare alle problematiche psicologiche e sociali che affliggono il nostro tempo. Abbiamo quindi un Brucaliffo spacciatore, che fruga e devasta i cervelli di chi si fa abbindolare, una Duchessa, donna pentita della maternità, che tenta di riappropriarsi del suo mondo anche a costo di uccidere, abbiamo dei Fiori che si sono “persi per sempre” e che vivono sui marciapiedi aspettando un Re che li porti via, dei Matti che in realtà sono disadattati dalle mille dipendenze: alcool, farmaci, vizi vari ma che tentano di mantenere una parvenza di normalità con il tè delle cinque, oltre a Ostrichette bambine cadute nelle mani di un orrendo Tricheco che promette loro meraviglie, e così via. E poi una Alice adulta che ha ricordi confusi della se stessa bambina, innocente e curiosa, che si sente smarrita, inadeguata davanti alla volontà dispotica di una Regina che, come ogni potente che si rispetti, mira ad appiattire le menti per assicurarsi fedeli seguaci. Una Alice che rincorre il Tempo e si fa irretire dai suoi demoni rinunciando alla bellezza delle cose che un tempo amava. Ma davvero rinuncerà?
Che cosa colpisce di più agli occhi del pubblico secondo te?
L’intensità del messaggio che si fa spazio fra la musica e le situazioni a volte crude, a volte ironiche o oniriche: quando perdiamo l’innocenza, spesso perdiamo l’essenza di noi stessi. Ci vuole quindi una gran forza per restare bambini, per non perdere la capacità di sognare.
Questo è in buona sostanza il riscontro avuto sullo spettacolo nel corso delle repliche romane di Alice Underground, e ne sono assolutamente orgogliosa!
Come definiresti questo spettacolo con una sola frase?
Un viaggio nel Tempo fra i non sensi del nostro essere, per capirne il senso.
Il 3 giugno “Alice Underground” sarà in scena in una nuova location. Invita il pubblico a venire al Babau Club di Macerata.
Di sicuro è una grande responsabilità e un onore ancor più grande. Quello di Alice non è un sogno a occhi aperti, una favoletta per intrattenere. È un viaggio, un viaggio nella testa fra le idee e le antitesi, i sensi e i non sensi. È un test continuo per saggiare quanto il reale sia irreale e viceversa. Alice è lo specchio della nostra personale conquista della coscienza di adulti e, oltrepassato il portale che conduce al suo mondo, è possibile guardare noi stessi dalla giusta prospettiva. Diciamo che ci si rimette mano con una certa reverenza, inoltre è stato molto emozionante per me poter diventare uno dei personaggi sulla scena: la Lepre Marzolina.
Che differenze ci sono tra lo spettacolo e il testo?
Il filo conduttore dell’adattamento teatrale è rimasto quello della storia originale, anche il titolo lo è: Alice Underground. Ma nell’idea di Maria Laura Platania e Brunella Platania c’era una trasposizione di personaggi e situazioni ai giorni nostri, con un occhio particolare alle problematiche psicologiche e sociali che affliggono il nostro tempo. Abbiamo quindi un Brucaliffo spacciatore, che fruga e devasta i cervelli di chi si fa abbindolare, una Duchessa, donna pentita della maternità, che tenta di riappropriarsi del suo mondo anche a costo di uccidere, abbiamo dei Fiori che si sono “persi per sempre” e che vivono sui marciapiedi aspettando un Re che li porti via, dei Matti che in realtà sono disadattati dalle mille dipendenze: alcool, farmaci, vizi vari ma che tentano di mantenere una parvenza di normalità con il tè delle cinque, oltre a Ostrichette bambine cadute nelle mani di un orrendo Tricheco che promette loro meraviglie, e così via. E poi una Alice adulta che ha ricordi confusi della se stessa bambina, innocente e curiosa, che si sente smarrita, inadeguata davanti alla volontà dispotica di una Regina che, come ogni potente che si rispetti, mira ad appiattire le menti per assicurarsi fedeli seguaci. Una Alice che rincorre il Tempo e si fa irretire dai suoi demoni rinunciando alla bellezza delle cose che un tempo amava. Ma davvero rinuncerà?
Che cosa colpisce di più agli occhi del pubblico secondo te?
L’intensità del messaggio che si fa spazio fra la musica e le situazioni a volte crude, a volte ironiche o oniriche: quando perdiamo l’innocenza, spesso perdiamo l’essenza di noi stessi. Ci vuole quindi una gran forza per restare bambini, per non perdere la capacità di sognare.
Questo è in buona sostanza il riscontro avuto sullo spettacolo nel corso delle repliche romane di Alice Underground, e ne sono assolutamente orgogliosa!
Come definiresti questo spettacolo con una sola frase?
Un viaggio nel Tempo fra i non sensi del nostro essere, per capirne il senso.
Il 3 giugno “Alice Underground” sarà in scena in una nuova location. Invita il pubblico a venire al Babau Club di Macerata.
Cosa aspettate ad entrare nel Sottomondo di Alice Underground? Di nuovo in scena il 3 giugno con Accademia Platafisica al Babau Club!
Rexanthony Remember 90 Techno Night Alice Underground Il Musical
PRENOTAZIONI:
TEL 3498051483
accademiaplatafisica@gmail.com
TEL3285459226
info@babauclub.com
Commenti
Posta un commento