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Intervista: Gabrio Gentilini sarà Donald nel debutto italiano di "The Boys in the Band"




Nel cinquantesimo anniversario della nascita del Movimento LGBT (giugno 1969, New York, Greenwich Village) THE BOYS IN THE BAND - DEBUTTO NAZIONALE A MILANO l’opera teatrale del commediografo americano Mart Crowley, diventata manifesto del Movimento stesso. 
Tra i protagonisti di questa storia, un grande amico del mio blog: sto parlando di Gabrio Gentilini che ci racconta cosa vedremo in scena... buona lettura



Ciao Gabrio e ben ritrovato! Abbiamo avuto occasione di chiacchierare nello scorso agosto prima del tuo debutto nella prosa in “La bisbetica domata”. Com'è andato questo debutto?

E’ andato molto bene, è stata la mia prima volta con un testo di prosa in un teatro prestigioso come il Globe Theatre di Roma e a luglio tornerò in scena con la ripresa dello spettacolo. Sono molto felice e onorato di tornare a far parte della stagione del Globe e di ricollaborare con la regista Loredana Scaramella e il resto del cast tecnico e artistico.

E fra poco ritornerai in scena a Milano in un eccezionale prima nazionale THE BOYS IN THE BAND, l’opera teatrale del commediografo americano Mart Crowley che ha debuttato a teatro nel 1968. Raccontaci di cosa tratta.


Si tratta di una pietra miliare della storia del teatro, la prima opera teatrale a tematica LGBT, che è diventata uno tra i manifesti più importanti del movimento gay e che, nonostante i suoi anni, è ancora assolutamente attualissima. La piece racconta di una serata tra amici omossessuali in un appartamento di New York, che festeggiano il compleanno di uno di loro, Harold. Lo sviluppo della storia è serrato e in un crescendo di screzi e battute feroci che porteranno questi amici e conoscenti a raccontarsi brutalmente fra di loro attraverso un “gioco di società” per niente convenzionale.

Parlaci del tuo personaggio.

Donald è un ragazzo di 28 anni, americano e gay. Ha un’ossessione per la lettura e fa l’inserviente, nonostante la sua famiglia, con cui vive negli Hamptons, sia benestante. Nei fine settimana torna a Manhattan, per andare a trovare il suo amico Michael che lo ospita. Tra i due c’è un rapporto molto intimo e fraterno. Donald non è stato invitato alla festa di compleanno di Harold; è lì in qualità di amico di Michael. La sua presenza creerà varie dinamiche all’interno del gruppo ma soprattutto farà da specchio a Michael: mentre quest’ultimo tende a evitare i propri demoni interiori, scaricando le proprie frustrazioni con gli altri, Donald ha cominciato, anche grazie ad un percorso di terapia e di analisi, a incontrarsi nel profondo e accettarsi di più. 



Nel 1970 la commedia divenne un film per la regia di William Friedkin che in Italia fu tradotto con il titolo “Festa di compleanno per il caro amico Harold”. Ci sono delle differenze nell'adattamento teatrale originale, il film e la versione italiana? 

La versione teatrale e quella cinematografica si discostano in pochi punti. Tanto che Friedkin scelse per la versione del film, gli stessi interpreti che la interpretarono nel debutto del ’68 a teatro. Lo scorso anno è stato fatto un revival a Broadway prodotto da Ryan Murphy e il prossimo anno vedremo il reboot su Netflix con gli stessi attori del revival. La versione italiana tradotta da Costantino della Gherardesca e Giorgio Bozzo, si rinnova in tutto, ma mantiene intatta l’ironia, il ritmo serrato e anche la ferocia senza compromessi che hanno sancito il successo dello spettacolo di Broadway.

In teatro spesso si affrontano tematiche importanti, sia attraverso la prosa che attraverso il musical, e penso che attraverso il palcoscenico, il testo e la bravura degli artisti, tanti messaggi possano arrivare molto più diretti al pubblico, soprattutto ai più giovani. Cosa arriverà al pubblico alla fine dello spettacolo?

Credo che sia molto interessante per il pubblico di oggi realizzare quale fosse davvero la condizione di omosessuale nel 1968 (anno di debutto della piece), prima dell’inizio delle grandi battaglie del movimento gay. L’omosessualità era vista come una colpa, qualcosa di cui vergognarsi e da nascondere e le pressioni della società sui gay erano fortissime. Ancora oggi c’è molta strada fare ma molta strada è stata fatta fortunatamente e la situazione è sicuramente migliorata. Non va però assolutamente dimenticata l’importanza del continuare su questa strada perché è molto facile tornare indietro e dimenticare i traguardi raggiunti con grandi lotte e sacrifici.

Dal 13 al 19 giugno allo Spazio Teatro 89 di Milano THE BOYS IN THE BAND, una prima nazionale da non perdere. Gabrio invita i nostri lettori milanesi e non a venire a teatro.

Vi aspetto tutti a teatro per vivere assieme una storia irriverente ma piena di umanità, che vi divertirà, vi provocherà e susciterà in voi riflessioni e considerazioni molto importanti per i tempi che stiamo vivendo. 


Grazie Gabrio, ci vediamo a teatro 😊

Fotografie di Francesca Turrin













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