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Apre il nuovo archivio del Teatro del Maggio


Apre il nuovo archivio del Teatro del Maggio
Cristiano Chiarot e il Sindaco di Firenze tagliano il nastro

Un nuovo spazio per razionalizzare il grande patrimonio
artistico e culturale  di proprietà del Teatro

500 metri di scaffalature, quasi 13.000 tra bozzetti e figurini, oltre 50 modellini scenici, 40.000 fotografie di scena e poi manifesti, cimeli, pellicole, registrazioni, edizioni a stampa storiche: sono questi documenti - cartacei e non - il fulcro dell’archivio del Maggio Musicale Fiorentino, inaugurato dal sovrintendente Cristiano Chiarot e dal Sindaco di Firenze. 

Tra i “gioielli” esposti, l’autografo con dedica musicale di Gioachino Rossini alla Società Filarmonica Fiorentina del 1854, la viola appartenuta al maestro Giulini, i costumi di scena donati da Renata Tebaldi, Ebe Stignani e Karl Lagerfeld (quest’ultimo firmò i costumi de Les Contes D’Hoffmann nel 1980) e ancora il programma di sala del primo concerto dell'orchestra stabile fiorentina diretta da Vittorio Gui con autografo di Gui del 1928, l’autografo di Igor Stravinskij con dedica a Vittorio Gui del 1932, le lettere e i telegrammi di Carlos Kleiber e Franco Zeffirelli per la messinscena di Traviata, nel 1983-1984 e molto altro ancora.

Tutta la storia del teatro – e quindi dei compositori, musicisti, artisti, direttori d’orchestra che lo hanno frequentato - è finalmente raccolta all’interno di una nuova e prestigiosa sede (all’interno del Teatro stesso): 245 metri quadrati di archivio e 90 metri quadrati di sala consultazione, per realizzare i quali si sono resi necessari quasi un anno di lavori, e che presto verranno aperti a ricercatori e studiosi e assumeranno un ruolo strategico per la ricerca sia storica che musicologica all’interno del contesto teatrale italiano e non solo.

La documentazione ripercorre la storia del Teatro del Maggio a partire dalla fondazione, nel 1928, dell’Orchestra Stabile Fiorentina per poi proseguire con le edizioni del celebre Festival del Maggio Musicale, organizzato dal 1933 fino ai giorni nostri. Sin dalle origini il festival - che si è avvalso nel corso degli anni della collaborazione di artisti del calibro di Giorgio De Chirico, Renato Guttuso, Oskar Kokoschka, Mino Maccari,Mario Sironi, Franco Zeffirelli, Luchino Visconti e molti altri ancora - mise in luce la necessità di creare un archivio in cui raccogliere la storia di questa eccellenza tutta italiana. Un’eccellenza che dà la misura della grandezza e del pregio dei progetti messi in scena sul palcoscenico fiorentino nel corso dei decenni, per comprendere appieno i quali è necessario prendere visione anche del “dietro le quinte” degli spettacoli: dai carteggi ai documenti amministrativi fino alle fotografie alle piante degli allestimenti scenici e a tutto il materiale grazie al quale è possibile ricostruire la storia di ciascuna rappresentazione e, di conseguenza, del Teatro.

“In queste stanze è concentrata la nostra storia - ha detto il sovrintendente del Maggio Cristiano Chiarot -, una storia incredibilmente ricca e sfaccettata, che unisce e celebra tutte le arti. Dalla musica alla danza, dalle arti figurative dei più grandi protagonisti del Novecento e della contemporaneità fino all’altissimo artigianato delle maestranze che per questo teatro hanno lavorato e lavorano tutt’oggi. Questo non è solo un archivio ma una summa di storia della musica e dell’arte, un grande orgoglio per noi e - speriamo - un aiuto per i ricercatori che utilizzeranno queste stanze per studiare il passato e per costruire, tassello dopo tassello, la storia del teatro futuro. È un archivio aperto. Aperto alla città, all’università, ai giovani e agli studiosi che fino ad oggi, con fatica, riuscivamo ad ospitare in piccole stanze. Oggi queste persone hanno la possibilità di studiare e di rivivere le rappresentazioni musicali e teatrali all’interno di uno dei più importanti archivi di storia del teatro italiano”.

Il nuovo archivio del Teatro del Maggio è il frutto di una fortunata sinergia con la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana che ha indicato il personale specializzato e con l’Opificio delle Pietre Dure che ha provveduto al restauro di una prima parte dei modellini scenici.

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