Ombretta Calco
di Sergio Pierattini
con Milvia Marigliano
regia di Peppino Mazzotta
scene Roberto Crea
costumi Rita Zangari
disegno luci Paolo Carbone
scenotecnica Angelo Gallo
tecnico luci Antonio Molinaro
organizzazione e distribuzione Officine Vonnegut
una produzione Rossosimona
una produzione Rossosimona
direzione artistica Giulio Baggi
un progetto Teatro Sannazaro e Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
date 6, 7 aprile Teatro Sannazaro (Napoli)
orari venerdì e sabato ore 21
durata 55 minuti
Note di regia
Chi è Ombretta Calco? Perché si è seduta su una panchina in una giornata torrida di luglio, a pochi passi dal portone di casa sua? Perché deve ripercorrere gli eventi sensibili della sua vita scavando ossessivamente nei ricordi? E perché deve ingaggiare, sotto il sole cocente, un duello con se stessa come se fosse una resa dei conti? Ombretta sta facendo un viaggio. Il viaggio più importante della sua vita. Un viaggio fuori dai vincoli imposti dal tempo e dallo spazio. Mentre procede senza soluzione di continuità, nel passare in rassegna i momenti più significativi della sua esistenza, ne comprende il senso. Riemergono dalla sua anima dettagli, accenti, colori, che riempiono i vuoti e danno nuova luce al quadro complessivo di una vita vissuta con sincera ingenuità, senza risparmi. Fallimenti, dolori, frustrazioni, debolezze, illusioni, tenerezze, slanci incoscienti verso un futuro che sarà sicuramente migliore, desideri legittimi di una vita normale, inclusa in affetti confortanti e routines rassicuranti.
Alla fine del viaggio, come premio per questa ricostruzione meticolosa, buffa e straziante, c’è la risposta o la felicità. Una felicità non eclatante. Una felicità tragica, semplice, minima, discreta e necessaria.
Peppino Mazzotta
date 6, 7 aprile Teatro Sannazaro (Napoli)
orari venerdì e sabato ore 21
durata 55 minuti
Note di regia
Chi è Ombretta Calco? Perché si è seduta su una panchina in una giornata torrida di luglio, a pochi passi dal portone di casa sua? Perché deve ripercorrere gli eventi sensibili della sua vita scavando ossessivamente nei ricordi? E perché deve ingaggiare, sotto il sole cocente, un duello con se stessa come se fosse una resa dei conti? Ombretta sta facendo un viaggio. Il viaggio più importante della sua vita. Un viaggio fuori dai vincoli imposti dal tempo e dallo spazio. Mentre procede senza soluzione di continuità, nel passare in rassegna i momenti più significativi della sua esistenza, ne comprende il senso. Riemergono dalla sua anima dettagli, accenti, colori, che riempiono i vuoti e danno nuova luce al quadro complessivo di una vita vissuta con sincera ingenuità, senza risparmi. Fallimenti, dolori, frustrazioni, debolezze, illusioni, tenerezze, slanci incoscienti verso un futuro che sarà sicuramente migliore, desideri legittimi di una vita normale, inclusa in affetti confortanti e routines rassicuranti.
Alla fine del viaggio, come premio per questa ricostruzione meticolosa, buffa e straziante, c’è la risposta o la felicità. Una felicità non eclatante. Una felicità tragica, semplice, minima, discreta e necessaria.
Peppino Mazzotta
------------------------
Note dell’autore
L'estate scorsa passai parte del mese di Luglio a Milano. Un giorno mi trovai a passare per Piazza Maciachini diretto a casa di una amica che abita lì vicino. Erano passate da poco le tredici, e la giornata era torrida. Notai una donna seduta, immobile sopra una panchina. Quando fui a pochi metri da lei rimasi colpito dal colorito pallido del suo viso e dalla posizione del capo, immobile e leggermente reclinato all'indietro. Pensai che stesse dormendo ma avvicinandomi alla panchina notai che aveva gli occhi aperti e che respirava faticosamente. "Si sente bene signora?" le chiesi. Lei voltò lo sguardo verso di me e rispose sorridendo: "Sì, grazie, sto bene, solo un po' di caldo". Mi sentii di aggiungere: "Abita qui vicino? Posso accompagnarla se ha bisogno". "Mi passa… è solo il caldo. Mi è già passato, non si preoccupi". La salutai e proseguii la mia strada. Un'ora dopo ripassando per la piazza, notai un'ambulanza nei pressi della panchina dove poco prima avevo visto la donna. Mi avvicinai. In quel momento l’ambulanza ripartì a sirene spente. Chiesi a un passante cosa fosse successo. Mi rispose che una donna era stata trovata morta sopra una panchina.
Il ricordo di quell'incontro, il senso di colpa di non aver fatto qualcosa che avrebbe potuto salvare la vita a quella donna, resero amari i giorni seguenti. Tornai a Roma ma ci volle molto tempo per dimenticare quell’episodio.
Quest'anno, a maggio sono tornato a Milano. Una sera accetto l'invito a cena dell'amica che abita vicino a Piazza Maciachini. Manca poco alle otto. Ripasso da quella piazza. Seduta su quella stessa panchina vedo una donna. Mi avvicino: è immobile e il capo è
leggermente reclinato all’indietro. È lei. La saluto, sorpreso. Lei alza la testa, mi sorride, ricambia il saluto. Il giorno dopo ho cominciato a scrivere Ombretta Calco.
Sergio Pierattini
Note dell’autore
L'estate scorsa passai parte del mese di Luglio a Milano. Un giorno mi trovai a passare per Piazza Maciachini diretto a casa di una amica che abita lì vicino. Erano passate da poco le tredici, e la giornata era torrida. Notai una donna seduta, immobile sopra una panchina. Quando fui a pochi metri da lei rimasi colpito dal colorito pallido del suo viso e dalla posizione del capo, immobile e leggermente reclinato all'indietro. Pensai che stesse dormendo ma avvicinandomi alla panchina notai che aveva gli occhi aperti e che respirava faticosamente. "Si sente bene signora?" le chiesi. Lei voltò lo sguardo verso di me e rispose sorridendo: "Sì, grazie, sto bene, solo un po' di caldo". Mi sentii di aggiungere: "Abita qui vicino? Posso accompagnarla se ha bisogno". "Mi passa… è solo il caldo. Mi è già passato, non si preoccupi". La salutai e proseguii la mia strada. Un'ora dopo ripassando per la piazza, notai un'ambulanza nei pressi della panchina dove poco prima avevo visto la donna. Mi avvicinai. In quel momento l’ambulanza ripartì a sirene spente. Chiesi a un passante cosa fosse successo. Mi rispose che una donna era stata trovata morta sopra una panchina.
Il ricordo di quell'incontro, il senso di colpa di non aver fatto qualcosa che avrebbe potuto salvare la vita a quella donna, resero amari i giorni seguenti. Tornai a Roma ma ci volle molto tempo per dimenticare quell’episodio.
Quest'anno, a maggio sono tornato a Milano. Una sera accetto l'invito a cena dell'amica che abita vicino a Piazza Maciachini. Manca poco alle otto. Ripasso da quella piazza. Seduta su quella stessa panchina vedo una donna. Mi avvicino: è immobile e il capo è
leggermente reclinato all’indietro. È lei. La saluto, sorpreso. Lei alza la testa, mi sorride, ricambia il saluto. Il giorno dopo ho cominciato a scrivere Ombretta Calco.
Sergio Pierattini
--------------------
Commenti
Posta un commento