6 – 25 GIUGNO 2017
I PROMESSI SPOSIdi Alessandro Manzoni
adattamento e regia Michele Sinisi
collaborazione alla scrittura scenica Francesco M. Asselta
con Diletta Acquaviva, Stefano Braschi, Gianni D'addario, Gianluca delle Fontane,
Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi
Scene Federico Biancalani
Costumi GdF Studio
Aiuto regia Roberta Rosignoli, Nicolo’ Valandro
Aiuto costumista Elisa Zammarchi
Direzione Tecnica Rossano Siragusano
Produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale
Per il secondo anno consecutivo Elsinor Centro di Produzione Teatrale affida una nuova produzione a Michele Sinisi, regista e attore pugliese attivo da diversi anni sulla scena teatrale italiana.
Quello compiuto da Sinisi non è semplicemente un lavoro sui classici ma anche e, soprattutto, uno studio sul mito, sull’archetipo, su ciò che ormai è diventato patrimonio dell’immaginario comune. Dopo Miseria&Nobiltà, infatti, Sinisi affronta quest’anno un altro grande testo: I promessi sposi. Mettere in scena uno dei pilastri della nostra cultura, significa assumersi la responsabilità di lavorare su materiale conosciutissimo, di fare i conti con i grandi maestri del passato, ma anche, e soprattutto, di condividere con il pubblico un immaginario comune, ricreando quasi un rito collettivo dove torna la memoria degli anni di scuola, in cui il suono della campanella scandiva il tempo delle lezioni.
Diventato ormai un’icona, questo testo rivela ancora la sua straordinaria eccentricità, svelando un contenuto vivo, coinvolgente, ironico, a volte spietato. Conosciuto a scuola e assimilato in una dinamica pedagogica di scambio con l’insegnante, I promessi sposi oggi è oggetto di studio, di analisi e in rete è ormai possibile trovare qualsiasi scheda riassuntiva, pensiero e opinione su ogni singolo passaggio del testo.
La possibilità offerta dal teatro di dare forma corporea ad un contenuto può riconnetterci con l’indagine manzoniana sulle costanti umane, sul senso della Storia e sul rapporto del singolo con gli eventi che lo travalicano, consentendoci di riappropriarci della sua forza narrativa complessa e moderna, capace di rispecchiare un’umanità talmente pregnante di vita da generare estreme semplificazioni o stereotipi (Don Abbondio, Perpetua, Azzeccagarbugli sono entrati nel linguaggio comune), grazie anche ad una indagine psicologica così accurata da bypassare la nozione di personaggio positivo e negativo.
Per Michele Sinisi l’opera manzoniana è occasione per rintracciare le costanti di una Storia che è relazione tra umani, aggiungendo alla visione che Manzoni aveva del proprio tempo la consapevolezza di noi contemporanei, raggiunta attraverso il tempo. Sarà un affresco realizzato con una nuova prospettiva, a dimostrazione che è classico ciò che è inesauribile, non cristallizzabile, mai completamente rischiarabile.
NOTE DI REGIA
I Promessi Sposi va ben oltre i limiti del genere letterario, non è solo un romanzo storico: attraverso la ricostruzione dell'Italia del Seicento Manzoni prefigurava parallelismi con i processi storici di cui era testimone nella sua epoca, cioè l’Ottocento. Lo scrittore non si limitava ad indagare il passato, bensì rifletteva su costanti umane - culturali, psicologiche, spirituali, sociali, politiche - tracciando anche un'idea ben precisa del senso della Storia, e del rapporto che il singolo aveva con gli eventi storici che lo coinvolgevano. E con questo sguardo Manzoni comprendeva meglio il suo presente, inteso come probabilità e non come segreto nozionistico, somma algebrica. Che le cose accadano, che gli altri condividano le nostre azioni e i nostri pensieri non può essere definito a priori, ma lo si può scoprire solo attraverso quella relazione, cominciando con lo sguardo a quel passato. Quello che ne deriva è che nel corso della Storia, sotto forme diverse, molto probabilmente noi raccontiamo la stessa storia: di esseri umani che provano a convivere con le loro inquietudini e le loro aspirazioni, ciascuno in relazione anche alla propria spiritualità.
In quest’opera i personaggi rompono la semplicistica suddivisione in buoni e cattivi diventando più umani, al punto da generare una forza narrativa più complessa, moderna. Essi sono scolpiti a tutto tondo, rispecchiano un’umanità talmente pregnante di vita da generare degli stereotipi, ancora usati oggi nel linguaggio comune (si pensi ad esempio a un don Abbondio o alla figura di un Azzeccagarbugli o di una Perpetua). Una rappresentazione psicologica così accurata fa sì che, salvo poche eccezioni, quasi nessuno di essi sia completamente "positivo" o "negativo". Il malvagio trova un'occasione di umanità e redenzione, il personaggio positivo (ad esempio Renzo) non è immune da difetti, azioni violente e riprovevoli ed errori anche gravi. La stessa Lucia viene tacciata spesso come egoista, e non sempre a torto: il discorso che padre Cristoforo fa alla giovane al Lazzaretto, benché paterno e benevolo, è durissimo.
Bene, credo che quest’opera alla sua identità letteraria abbia aggiunto la consapevolezza di noi contemporanei, cioè quello che la Storia nel frattempo dovrebbe averci insegnato: gli esseri umani devono ricordarsi continuamente di quanto la convivenza non sia un risultato ma un’esperienza da vivere solo ed esclusivamente nell’occasione da cogliere, nel vivere la probabilità delle nostre relazioni. La Provvidenza, la fede, altro protagonista di questo capolavoro, oggi rivela una nuova religione, generata da una antica necessità, ch’è vivere assieme ciascuno nella propria diversità, così ci emanciperemo dalle nostre paure.
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TEATRO SALA FONTANA - COME RAGGIUNGERCI
Via Boltraffio 21 - Milano
Tel. 0269015733 E-mail fontana.teatro@elsinor.net
M3 e M5 (ZARA) – TRAM ( 3 - 4 - 7 - 11 ) - BUS (82 - 90 - 91 - 92)
Parcheggio convenzionato - via Ugo Bassi 2
Accesso disabili - con accompagnamento
Aiuto regia Roberta Rosignoli, Nicolo’ Valandro
Aiuto costumista Elisa Zammarchi
Direzione Tecnica Rossano Siragusano
Produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale
Per il secondo anno consecutivo Elsinor Centro di Produzione Teatrale affida una nuova produzione a Michele Sinisi, regista e attore pugliese attivo da diversi anni sulla scena teatrale italiana.
Quello compiuto da Sinisi non è semplicemente un lavoro sui classici ma anche e, soprattutto, uno studio sul mito, sull’archetipo, su ciò che ormai è diventato patrimonio dell’immaginario comune. Dopo Miseria&Nobiltà, infatti, Sinisi affronta quest’anno un altro grande testo: I promessi sposi. Mettere in scena uno dei pilastri della nostra cultura, significa assumersi la responsabilità di lavorare su materiale conosciutissimo, di fare i conti con i grandi maestri del passato, ma anche, e soprattutto, di condividere con il pubblico un immaginario comune, ricreando quasi un rito collettivo dove torna la memoria degli anni di scuola, in cui il suono della campanella scandiva il tempo delle lezioni.
Diventato ormai un’icona, questo testo rivela ancora la sua straordinaria eccentricità, svelando un contenuto vivo, coinvolgente, ironico, a volte spietato. Conosciuto a scuola e assimilato in una dinamica pedagogica di scambio con l’insegnante, I promessi sposi oggi è oggetto di studio, di analisi e in rete è ormai possibile trovare qualsiasi scheda riassuntiva, pensiero e opinione su ogni singolo passaggio del testo.
La possibilità offerta dal teatro di dare forma corporea ad un contenuto può riconnetterci con l’indagine manzoniana sulle costanti umane, sul senso della Storia e sul rapporto del singolo con gli eventi che lo travalicano, consentendoci di riappropriarci della sua forza narrativa complessa e moderna, capace di rispecchiare un’umanità talmente pregnante di vita da generare estreme semplificazioni o stereotipi (Don Abbondio, Perpetua, Azzeccagarbugli sono entrati nel linguaggio comune), grazie anche ad una indagine psicologica così accurata da bypassare la nozione di personaggio positivo e negativo.
Per Michele Sinisi l’opera manzoniana è occasione per rintracciare le costanti di una Storia che è relazione tra umani, aggiungendo alla visione che Manzoni aveva del proprio tempo la consapevolezza di noi contemporanei, raggiunta attraverso il tempo. Sarà un affresco realizzato con una nuova prospettiva, a dimostrazione che è classico ciò che è inesauribile, non cristallizzabile, mai completamente rischiarabile.
NOTE DI REGIA
I Promessi Sposi va ben oltre i limiti del genere letterario, non è solo un romanzo storico: attraverso la ricostruzione dell'Italia del Seicento Manzoni prefigurava parallelismi con i processi storici di cui era testimone nella sua epoca, cioè l’Ottocento. Lo scrittore non si limitava ad indagare il passato, bensì rifletteva su costanti umane - culturali, psicologiche, spirituali, sociali, politiche - tracciando anche un'idea ben precisa del senso della Storia, e del rapporto che il singolo aveva con gli eventi storici che lo coinvolgevano. E con questo sguardo Manzoni comprendeva meglio il suo presente, inteso come probabilità e non come segreto nozionistico, somma algebrica. Che le cose accadano, che gli altri condividano le nostre azioni e i nostri pensieri non può essere definito a priori, ma lo si può scoprire solo attraverso quella relazione, cominciando con lo sguardo a quel passato. Quello che ne deriva è che nel corso della Storia, sotto forme diverse, molto probabilmente noi raccontiamo la stessa storia: di esseri umani che provano a convivere con le loro inquietudini e le loro aspirazioni, ciascuno in relazione anche alla propria spiritualità.
In quest’opera i personaggi rompono la semplicistica suddivisione in buoni e cattivi diventando più umani, al punto da generare una forza narrativa più complessa, moderna. Essi sono scolpiti a tutto tondo, rispecchiano un’umanità talmente pregnante di vita da generare degli stereotipi, ancora usati oggi nel linguaggio comune (si pensi ad esempio a un don Abbondio o alla figura di un Azzeccagarbugli o di una Perpetua). Una rappresentazione psicologica così accurata fa sì che, salvo poche eccezioni, quasi nessuno di essi sia completamente "positivo" o "negativo". Il malvagio trova un'occasione di umanità e redenzione, il personaggio positivo (ad esempio Renzo) non è immune da difetti, azioni violente e riprovevoli ed errori anche gravi. La stessa Lucia viene tacciata spesso come egoista, e non sempre a torto: il discorso che padre Cristoforo fa alla giovane al Lazzaretto, benché paterno e benevolo, è durissimo.
Bene, credo che quest’opera alla sua identità letteraria abbia aggiunto la consapevolezza di noi contemporanei, cioè quello che la Storia nel frattempo dovrebbe averci insegnato: gli esseri umani devono ricordarsi continuamente di quanto la convivenza non sia un risultato ma un’esperienza da vivere solo ed esclusivamente nell’occasione da cogliere, nel vivere la probabilità delle nostre relazioni. La Provvidenza, la fede, altro protagonista di questo capolavoro, oggi rivela una nuova religione, generata da una antica necessità, ch’è vivere assieme ciascuno nella propria diversità, così ci emanciperemo dalle nostre paure.
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TEATRO SALA FONTANA - COME RAGGIUNGERCI
Via Boltraffio 21 - Milano
Tel. 0269015733 E-mail fontana.teatro@elsinor.net
M3 e M5 (ZARA) – TRAM ( 3 - 4 - 7 - 11 ) - BUS (82 - 90 - 91 - 92)
Parcheggio convenzionato - via Ugo Bassi 2
Accesso disabili - con accompagnamento
PREZZI
Intero - € 19,00
Ridotto - € 14,00 (Studenti universitari / convenzionati)
Ridotto - € 9,50 (Under 14 / over 65 ) Gruppi scuola - € 9,00
Prevendita € 1
PREVENDITE
www.teatrosalafontana.it - www.vivaticket.it
ORARI SPETTACOLI
venerdì - sabato ore 20.30 domenica ore 16.00
PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
prenotazioni telefoniche al numero 02 69015733 da lunedì a venerdì dalle ore 9.30 alle ore 18.00 via mail a fontana.teatro@elsinor.net
RITIRO BIGLIETTI
da lunedì a venerdì dalle 15:00 alle 18:00 la biglietteria apre due ore prima dell’inizio dello spettacolo Ritiro entro 45 minuti prima dell’inizio dello spettacolo.
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