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I ME CIAMAVA PER NOME - testo e regia Renato Sarti

Da lunedì 25 a domenica 31 gennaio 2016 – al Teatro della Cooperativa di Milano

produzione Teatro della Cooperativa

I ME CIAMAVA PER NOME: 44.787 - Risiera di San Sabba

testo e regia Renato Sarti
da testimonianze di ex deportati raccolte da Marco Coslovich e Silva Bon per l’Irsml FVG

con Nicoletta Ramorino, Ernesto Rossi, Rossana Mola, Renato Sarti

brani musicali Alfredo Lacosegliaz, Moni Ovadia
foto e video Miran Hrovatin, Alessio Zerial, Videoest, Irsml FVG
SEGNALAZIONE SPECIALE E PREMIO PRODUZIONE 43° PREMIO RICCIONE PER IL TEATRO
ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
PATROCINIO DELL’ISTITUTO NAZIONALE PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE IN ITALIA

Lunedì 25 gennaio, in occasione della prima di I ME CIAMAVA PER NOME: 44.787 – Risiera di San Sabba al Teatro della Cooperativa, interverranno prima dello spettacolo:

Dario Venegoni – Presidente Nazionale ANED

Giuseppe Valota – Presidente ANED Sesto San Giovanni e autore del libro “Dalla fabbrica ai Lager. Testimonianze di familiari di deportati politici dall’area industriale di Sesto San Giovanni”.

La replica del 27 gennaio sarà preceduta da un intervento di Angelo Longhi, referente ANPI Zona 9.

Pochi sanno cosa sia stata, in tutto il suo orrore, la Risiera di San Sabba a Trieste, unico lager nazista in Italia munito di forno crematorio (da tremila a cinquemila le vittime). Un colpevole oblio ha soffocato fin dall’immediato dopoguerra le voci, a volte ha inquinato le prove, di quanto accadde poco più di settant’anni fa. Quando gli storici triestini Marco Coslovich e Silva Bon dell’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia mi hanno messo a disposizione le testimonianze dei sopravvissuti e le deposizioni dei carnefici (criminali nazisti responsabili fra l’altro dell’Aktion Reinhard, l’eliminazione di circa due milioni di ebrei in Polonia), mi sono immediatamente reso conto di avere fra le mani un patrimonio storico, sociale, politico e umano straordinario. Un patrimonio che, a differenza di quanto successo in precedenza, non andava dilapidato bensì valorizzato. Una visione “dal basso” e “dal di dentro” di quei terribili avvenimenti, espressa con un linguaggio del tutto particolare. «Credo che ogni persona dovrebbe sapere e non dimenticare» afferma uno dei sopravvissuti. Questa frase l’abbiamo fatta nostra nella speranza che, in nome dei valori che ispirarono la Resistenza e la lotta di Liberazione, la memoria storica di quel passato possa fare da argine, oggi, contro nuovi e pericolosissimi fenomeni nazionalistici, razzisti, fascisti e xenofobi.
Renato Sarti
Una delle cose più turpi, più tragiche dell’Europa, ma in particolare di questo paese, è il fatto della dimenticanza, di non avere una testimonianza viva, di non tenere vivo il ricordo di alcune cose che sono invece fondamentali. Le nuove generazioni nascono nell’oblio. Io quando posso, in qualsiasi circostanza, ricordo e dico: «Guardate che il presente e il futuro nascono anche dalla memoria del passato, per criticarlo magari, ma per conoscerlo».
Giorgio Strehler

Il testo ha conseguito la Segnalazione Speciale e il Premio Produzione al 43° Premio Riccione per il Teatro. Motivazione: “...un esempio di teatro-documento, una straordinaria raccolta di incredibili testimonianze, secondo la cronologia degli avvenimenti, durante e anche dopo i fatti, su vittime e carnefici della persecuzione nazista contro le minoranze discriminate di Trieste”.


Rassegna Stampa Essenziale
Non si può e soprattutto non si deve fare spettacolo; e giustamente Renato Sarti si limita a “comunicare” nel più semplice e disadorno dei modi, i dati statistici, i documenti, i racconti dei superstiti, insomma quel poco o quel tantissimo che gli storici sono riusciti a ricostruire e raccogliere. Nessuna drammatizzazione, nessun tentativo di creare situazioni o atmosfere; in scena non ci sono che un tavolo, alcune sedie, uno schermo per diapositive; ma niente è vicino alla funzione e all’essenza insopprimibilmente umane e testimoniali del teatro più di quelle parole senza alone, di quei numeri, di quei nomi.

Giovanni Raboni, Corriere della Sera
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Il rumore dei passi degli uomini portati alla morte; i carri bestiame in cui le vittime erano portate ai lager, senza acqua e senza cibo; i bambini esposti al gelo di Buchenwald; il parto di una prigioniera e l’agonia del neonato cui si negava ogni cibo… sono storie insostenibili. Storie che bisogna ricordare e ripercorrere, perché non si ripetano. Alla fine, non vi è giudizio estetico possibile, ma solo disperazione e gratitudine per chi ci ha guidati nel compito della memoria.

Ugo Volli, La Repubblica
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È una serata dura, scomoda. L’ultima immagine di questa dolorosa ed efficace lezione di storia, un lager di Bosnia, è molto vicina: poche decine di chilometri dagli orrori di San Sabba.

Oliviero Ponte Di Pino, Il Manifesto
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È uno straordinario storico, che propone le testimonianze orali di chi è sopravvissuto insieme alla ricostruzione di un’irripetibile frammento di storia.

Paolo Repetto, Liberazione
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Un messaggio, una lezione da non perdere.
Domenico Rigotti, Avvenire
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Teatro della Cooperativa (25/31 gennaio 2016)

SPETTACOLI: feriali ore 20.45 – domenica ore 16 - riposo: giovedì 28 gennaio

PREZZI: intero 18 euro – ridotti 15/9 euro

www.teatrodellacooperativa.it - Via Hermada 8, Milano – tel. 02.6420761




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