Un racconto fotografico in cui la Moda diventa strumento narrativo.
Si chiama "The Renaissance of Performing Arts" il progetto nato da un'idea di Luca Vantusso, noto fotografo di Scena che dopo il lockdown ha sentito l'esigenza di raccontare a suo modo uno dei momenti più unici degli ultimi decenni: la ‘vita sospesa’ del lockdown, la sofferenza delle Arti dello Spettacolo e la costrizione al mutismo dell’arte che, invece di portare gioia e sollievo alle anime in un periodo di stop forzato, è stata messa in stand by, in attesa di tempi migliori.
Luca Vantusso (www.lkv.photo), che nella sua carriera ha immortalato molti personaggi di rilievo del mondo del Teatro Musicale, della Danza e della Musica, ha voluto portare all’attenzione del pubblico questa realtà attraverso l'obiettivo della sua macchina fotografica, cercando di dare voce con questo lavoro a tutti gli operatori del mondo dello Spettacolo.
Il progetto prevede un percorso realizzato con immagini di forte impatto che testimonino proprio le difficoltà e il disagio sofferto dalle Arti dello Spettacolo in seguito all’emergenza COVID-19, in particolare dal mondo del Teatro, della Danza e della Musica attraverso tre protagonisti eccellenti di queste realtà che hanno, con entusiasmo, preso parte al progetto: Virna Toppi, prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano e prima ballerina al Bayerisches Staatsballet di Monaco, Riccardo Sinisi noto performer ora impegnato in CATS di Lloyd Webber a Vienna e Fabio Buonarota, importante musicista e tromba solista di Mario Biondi nel Tour internazionale.
La storia viene esposta attraverso cinque “quadri” che immortalano i momenti salienti del racconto, scandendo l’evoluzione del percorso. I titoli, suggestivi ed emblematici, scelti per ciascun quadro sottolineano gli stati d'animo e la loro evoluzione:
La Costrizione e il Disagio; Il Risveglio e la Consapevolezza; La Forza e la Decisione; L'Energia e la Performance; La Gioia e la Ripresa.
Le scene iniziali del servizio vedono i protagonisti versare in uno stato di profonda apatia, di costrizione, ingabbiati e reclusi in abiti ingombranti e legati alla realtà dell’emergenza in atto, sofferenti per uno stato di immobilità che li spegne emotivamente.
Mano a mano che i quadri si sviluppano, i tre soggetti reagiscono, si spogliano dalle loro costrizioni, seguendo una coreografia che li porterà a liberarsi gradualmente da tutto questo, rimuovendo le vesti che li tengono prigionieri ed evolvendosi per affrontare la situazione che sta mutando, per arrivare al termine del percorso a mostrare la gioia per la ripresa, con il desiderio di tornare a vivere la propria professione e il proprio lavoro, esprimendo la creatività di cui sono capaci.
Un'evoluzione chiara in tutti gli scatti, a partire da quelli di Riccardo Sinisi. Il primo quadro lo ritrae vincolato da una maschera antigas e da una tuta in Tivek che lo isolano dal mondo esterno; dal secondo quadro la sua reazione è quella di spogliarsi di queste costrizioni e da quelle vesti claustrofobiche, sinonimi del periodo che tutti abbiamo trascorso. Nei quadri successivi l'amore per il suo lavoro lo aiuta a reagire e a ribellarsi, a muoversi, con un eleganza che si esprime appieno. Sostituisce quindi la maschera di protezione con una maschera di scena, che ora diventa maschera teatrale che sottolinea la ripresa, seppure lenta, del suo lavoro.
Virna Toppi la ritroviamo, invece, seduta e in un abito opprimente, con una mascherina che le copre il volto e che lascia scoperti solo gli occhi tristi, che non trattengono le lacrime. Nel timido risveglio viene ritratta con le scarpette da punta in mano, ma ha lo sguardo ancora spaventato. Tutto però cambia negli scatti successivi: c'è voglia di ricominciare e la grinta del suo look lo sottolinea, fino all’esplodere dell’energia vitale durante l’esibizione in un abito colorato che rappresenta la gioia di vivere. La felicità è tutta nell’ultimo scatto, con le scarpette e la borsa da danza per cercare di riprendere finalmente la vita normale di una ballerina, vestita con una sorta di tutù al contrario.
Fabio Buonarota invece è costretto da una mascherina a non dare fiato al suo strumento, rinchiuso in quella che potrebbe essere una casa che ne limita forzatamente i movimenti. Poi un timido risveglio, in piedi pronto per tornare alla sua vita. Una speranza che è presente anche nel terzo scatto quando il musicista guarda con fiducia la tromba. La vestizione e la precisione delle pose sottolineano la timidezza ma nel contempo la forza che viene utilizzata per riprendere il giusto cammino. Fino all'esplosione finale di una melodia senza tempo che riusciamo addirittura a sentire, e alla meritata soddisfazione che ne scaturisce sulla stessa poltrona della partenza.
“Un modo di testimoniare e rendere noto a chi non le immagina le difficoltà che gli artisti dello spettacolo dal vivo hanno vissuto e ancora dovranno affrontare: talenti brillanti, riconosciuti in Italia e all’estero, che dobbiamo sostenere”ha spiegato il fotografo in un'intervista a Vogue.
I capi d’abbigliamento della Maison Koché, che ha condiviso con entusiasmo il progetto, e i capi e gli accessori di altri stilisti emergenti si occupano di sottolineare i vari momenti del racconto, tracciando le singole fasi del percorso ed esaltando il significato di ogni singolo quadro, fino a mostrare in maniera inequivocabile che la moda può diventare strumento narrativo, in specifico per raccontare questa particolare rinascita delle Arti dello Spettacolo.
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