Prende il via il prossimo 10 ottobre la nuova stagione del Teatro Brancaccino.
La calorosa risposta alle proposte dello scorso anno ha alimentato il nostro entusiasmo e ci ha convinto a proseguire sulla strada – già intrapresa da tempo – di alternare testi classici e drammaturgia contemporanea, avendo sempre come obiettivo quello di esplorare le proposte che nascono sia da autori prestigiosi e grandi attori alla ricerca di un luogo dove poter incontrare il pubblico “da vicino”, sia da giovani autori e interpreti, che riteniamo meritino di essere conosciuti.
Come sempre la nostra stagione si intitola “Lo spazio del racconto”, perché l’intimità è il vero valore aggiunto del Brancaccino. Qui il pubblico può, più che altrove, immedesimarsi nell’opera e vivere da vicino il lavoro degli interpreti. La partecipazione di tanti spettatori – molti dei quali giovani, molti dei quali studenti di recitazione – ci conferma che questa necessità esiste e che il nostro sforzo è apprezzato. Perché, parafrasando Goffredo Fofi, abbiamo più che mai bisogno di teatro, per contrastare il presente e le sue mistificazioni, difendendo il vero, il giusto e il bello.
Grandi autori, dicevamo. Il primo è Dario Fo, che apre la stagione, il 10 ottobre, con MISTERO BUFFO, uno dei testi più importanti dell’autore premio Nobel, rivisitato da Ugo Dighero, in una produzione del Teatro nazionale di Genova. Mistero Buffo fa parte della rassegna Roma per Fo, che vede coinvolta anche la Sala Umberto.
Sempre a ottobre, andrà in scena PAURA D’AMARE, di Terrence McNally, drammaturgo e autore cinematografico statunitense, vincitore di numerosi premi e candidato al Pulitzer. Paura d’amare, che sarà diretto da Giulio Manfredonia e interpretato da Maria Rosaria Russo e Massimiliano Vado, è stato anche un film di grande successo, candidato al Golden Globe per la migliore attrice protagonista.
Annibale Ruccello, uno dei più interessanti autori teatrali italiani del secolo scorso, prematuramente scomparso dopo averci lasciato una serie di capolavori, è l’autore di ANNA CAPPELLI, con Anna Mazzantini, per la regia di Giancarlo Fares, che sarà in scena a dicembre.
Ancora, di Dennis Kelly, pluripremiato autore inglese, una delle figure più interessanti della drammaturgia contemporanea, a dicembre andrà in scena AFTER THE END, con Miriam Galanti e Federico Rosati, e con la regia di Marco Simon Puccioni.
Un classico è sicuramente anche SHAKESPEA RE DI NAPOLI, di Ruggero Cappuccio, con Claudio Di Palma e Ciro Damiano, che da più di vent’anni attraversa i palcoscenici in Italia e all’estero, lasciando affascinate e commosse platee e generazioni diverse.
Ad aprile sarà in scena PRIMO AMORE, di Samuel Beckett, nella traduzione di Franco Quadri, diretto da Giuseppe Marini e interpretato da Salvo Germano.
Nella convinzione che la vera arte, quella che si interroga sul senso del nostro stare al mondo, non fa distinzione tra commedia e dramma, la stagione del Brancaccino alterna generi diversi, dramma e commedia, “alto” e “basso”.
Sul nostro palcoscenico si passeranno il testimone:
EDIPO... SEH!, di e con Andrea Tidona, diretto da Carla Cassola, uno scherzo “colto” su uno dei più noti testi della drammaturgia classica;
BOLLE DI SAPONE, del giovane e assai interessante Lorenzo Collalti, con Daniele Paoloni e Grazia Capraro, che cerca la possibile poesia nei rapporti alienati che la società ci concede;
MI INVITI A NOZZE, brillante commedia sull’amore di Valerio Groppa, con Ketty Roselli e Alberto Bognanni, diretti da Siddhartha Prestinari;
IL MIO NOME È CAINO, di Claudio Fava, con Ninni Bruschetta e la regia di Laura Giacobbe, un ritratto intenso, spietato, estremo di un killer di mafia;
LE LETTERE A THEO, rilettura di Blas Roca Rey delle lettere che Vincent Van Gogh scrisse al fratello, che ci fa riflettere sulla straziante consapevolezza dell’artista di essere sempre, in qualche modo, un diverso;
NEL MEZZO DEL CASIN DI NOSTRA VITA, di e con Maurizio Lastrico, grande sperimentatore di linguaggio;
IL SOLE IN TASCA, diretto da Giacomo Ciarrapico, che ne è anche autore insieme ai tre interpreti Tomas Leardini, Marcello Mocchi e Daniele Pitari, uno spettacolo basato su una comicità surreale ricca di poesia;
DUE SOLI AL COMANDO, che chiude la stagione, una pièce di Gianni Clementi, con Camillo Grassi e la regia di Massimo Venturiello, che ci chiama a riflettere sul ruolo del gregario, dell’eterno secondo, lo sconfitto per definizione.
Anche in questa stagione abbiamo voluto raccontare storie di donne, reali o immaginarie. Donne forti, innamorate, coraggiose, costrette a confrontarsi con un mondo costruito su parametri che non appartengono alla loro natura. Donne spesso perdenti, ma che, in fondo, hanno lasciato comunque la loro indelebile traccia.
LADY MACBETH. SCENE DA UN MATRIMONIO, di Michele De Vita Conti, con Maria Alberta Navello, in scena ad ottobre, esplora l’universale di uno dei personaggi shakespeariani più noti, un personaggio immaginario e allo stesso tempo un archetipo del rapporto donna-uomo.
LA PRINCIPESSA DIANA E LA PALPEBRA DI DIO, di Cesare Catà, con Paola Giorgi e la regia di Luigi Moretti, è un ritratto fiabesco e psicologico di un’altra Lady, stavolta reale, Lady Diana Spencer, delle figure più popolari, amate e controverse del Novecento.
ISABEL GREEN, di Emanuele Aldovrandi, con Maria Pilar Perez Aspa e la regia di Serena Sinigaglia, esplora il rapporto di una donna con il successo, attraverso la reazione inaspettata di un’attrice al ricevere il tanto agognato Oscar.
Un’altra grande donna è Sarah Bernardt, interpretata in LEZIONE DA SARAH da Galatea Ranzi, insieme a Martina Galletta e per la regia di Ferdinando Ceriani. Un testo, tratto da Pino Tierno dalle memorie della grande attrice, dedicato alla fatica e alla passione di tutti coloro che, sulle tavole di un palcoscenico, provano a reinventare la realtà.
Ancora una donna è la protagonista di PIETÀ, di Fabrizio Sinisi, uno degli autori più interessanti della drammaturgia italiana contemporanea, con Alessandra Fallucchi diretta da Alessandro Machia, ritratto di una donna che, delusa dal suo uomo, cerca invano le ragioni più profonde della propria femminilità nel rapporto con il figlio.
Donne che amano troppo, donne che sbagliano, come Dora Maar, la SCHIAVA DI PICASSO, interpretata da Monica Rogledi, accompagnata dalla splendida e intensa voce di Rossana Casale, in un testo di Osvaldo Guerrieri diretto da Blas Roca Rey. Una donna, un’artista anche lei, stritolata per amore dalla vanità e dalla crudeltà del più grande pittore del Novecento.
Un ritratto di donna straziante, importante, da non dimenticare mai, è quello DELL’ANGELO DI KOBANE, di Henry Nailor, con Anna Della Rosa e la regia di Simone Toni, storia vera di Rohana, una ragazza curda che sogna di fare l’avvocato e che si ritroverà a combattere contro l’Isis.
Eleonora Di Fortunato
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