Le nozze di Figaro
di Wolfgang Amadeus Mozart
Libretto di Lorenzo Da Ponte
LXXXII Festival del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro concertatore e direttore Kristiina Poska
Regia Sonia Bergamasco
Prima rappresentazione sabato 15 giugno ore 20
Altre recite: 17, 19 e 21 giugno ore 20
Nuovo allestimento del Maggio Musicale Fiorentino
Progetto Mozart al femminile
L’opera è la prima della trilogia Mozart-Da Ponte a rientrare nel progetto Mozart al femminile, che vedrà nelle prossime stagioni del Maggio, Elena Bucci curare la regia di Così fan tutte e Nicola Raab quella di Don Giovanni. Le Nozze dopo la prima rappresentazione assoluta avvenuta a Vienna nel 1786, fu rappresentata per la prima volta in Italia proprio a Firenze, alla Pergola, nel giugno del 1788. L’ultima volta al Maggio è datata novembre 2010. Nel cast Mattia Olivieri (il conte), Serena Gamberoni (la contessa), Valentina Mastrangelo (Susanna), Simone Del Savio (Figaro), Miriam Albano (Cherubino), Patrizia Cigna (Marcellina), Adriano Gramigni* (Don Bartolo), Dave Monaco* (Basilio), Claudio Zazzaro (Don Curzio), Costanza Fontana* (Barbarina), Patrizio La Placa* (Antonio), Elena Bazzo, Nadia Pirazzini** (due contadine). Le scene sono firmate da Marco Rossi, i costumi da Gianluca Sbicca e le luci da Cesare Accetta. (*artisti dell’Accademia del Maggio, **artista del Coro del Maggio).
Correva l’anno 1786 quando il 1° maggio debuttava al Burgtheater di Vienna il primo dei tre capolavori realizzati da Mozart in collaborazione con Lorenzo Da Ponte: Le nozze di Figaro. Il soggetto era tratto dal ben noto Le mariage de Figaro, commedia di Beaumarchais del 1778 tanto discussa quanto temuta per i contenuti satirico-politici. Mozart, tuttavia, non si lascia scoraggiare da un soggetto all’apparenza ‘proibito’ nonché difficile da mettere in musica per il gran numero di personaggi e situazioni in gioco. Può contare infatti sulla collaborazione del miglior drammaturgo con cui abbia mai lavorato, il poeta imperiale Lorenzo Da Ponte conosciuto a Vienna qualche anno prima.
Correva l’anno 1786 quando il 1° maggio debuttava al Burgtheater di Vienna il primo dei tre capolavori realizzati da Mozart in collaborazione con Lorenzo Da Ponte: Le nozze di Figaro. Il soggetto era tratto dal ben noto Le mariage de Figaro, commedia di Beaumarchais del 1778 tanto discussa quanto temuta per i contenuti satirico-politici. Mozart, tuttavia, non si lascia scoraggiare da un soggetto all’apparenza ‘proibito’ nonché difficile da mettere in musica per il gran numero di personaggi e situazioni in gioco. Può contare infatti sulla collaborazione del miglior drammaturgo con cui abbia mai lavorato, il poeta imperiale Lorenzo Da Ponte conosciuto a Vienna qualche anno prima.
È proprio Da Ponte a rassicurare l’imperatore Giuseppe II sull’assenza di elementi sovversivi o di riferimenti politici nella sua riduzione librettista delle Nozze di Figaro,e così, alla fine del 1785, dopo aver superato numerosi ostacoli, il libretto è pronto per essere rivestito di note. La girandola di equivoci amorosi, tranelli, sospetti, incontri clandestini e agnizioni delle Nozze è quanto mai congeniale a Mozart, che fin dalle primissime battute imprime alla sua musica un ritmo serratissimo, esuberante e irresistibile. Il vorticoso brulichio di quartine degli archi nell’ouverture ci trascina nella folle journée di Figaro e compagni: è l’apoteosi del movimento allo stato puro che sottolinea la concitazione di un giorno ricco di eventi e di aspettative come quello del matrimonio.
Quel che segue è un’indagine psicologica in musica senza eguali prima di allora. Le Nozze di Figaro non è solo un’opera buffa ma una commedia di sentimenti dove alla molteplicità di caratteri e stati d’animo corrisponde una scrittura musicale sempre attenta a sottolinearne oggi sfumatura con colori di volta in volta diversificati. Ogni personaggio ha un profilo ben definito che Mozart cesella con maestria nelle arie e nei pezzi d’insieme. Così l’astuto Figaro, qui impedito nei suoi progetti amorosi dal suo padrone, non canta in modo caricaturale ma assume una dignità musicale tutta nuova che lo eleva al di sopra di tanti servi dell’opera buffa, mentre il Conte d’Almaviva, suo antagonista, risulta ironicamente diviso tra l’antica pretesa feudataria dello ius primae noctis e velleità illuministiche. Sul versante femminile spiccano Susanna e la Contessa, due donne diverse, l’una brillante e piena di speranze nel giorno delle sue nozze, l’altra malinconica e rassegnata a un matrimonio ormai privo di verve, che per tener testa ai loro uomini ricorrono a tutte le astuzie femminili dimostrando che l’unione tra donne fa la forza. A spargere pepe tra le due coppie c’è il paggio Cherubino, non più fanciullo ma nemmeno uomo, che bruciando di passione per l’una e l’altra donna vuole sperimentare l’amore ma è troppo giovane per farne un’esperienza matura. Fanno da corollario la coppia formata dall’ottuso e brontolone Bartolo e Marcellina, ancora desiderosa d’amore nonostante l’età avanzata, l’insinuante Basilio, complice delle tresche del conte, e la vezzosetta Barbarina, figlia del giardiniere Antonio. Degna di nota nella partitura è la prevalenza dei numeri d’insieme sulle arie solistiche, espediente che tiene lontani dal rischio di staticità dando invece una continua spinta propulsiva all’azione.
E Mozart, non a caso, dà il meglio di sé proprio nei numeri d’insieme e nei due grandi finali (alla fine del secondo e del quarto atto). Il concertato finale prima ancora di essere una forma drammaturgica è il momento privilegiato per mettere in comunicazione i personaggi, e soprattutto nel primo concertato Mozart riesce a creare un capolavoro nel capolavoro: quasi mille battute di musica che seguono il graduale passaggio da due a otto voci dove ogni singolo individuo è scolpito a tutto tondo e l’azione non subisce mai battute d’arresto. Al concertato finale del quarto e ultimo atto spetta invece il compito di ristabilire l’armonia e l’ordine delle cose: il conte tornerà pentito tra le braccia della comprensiva moglie e Figaro e Susanna coroneranno finalmente il loro sogno d’amore. Tutto è bene quel che finisce bene e dopo una folle journée tale, che nozze siano!
Sonia Bergamasco - Note di regia
Il 12 novembre 1778, in una lettera da Mannheim, Mozart scrive al padre: “ Non so se vi ho parlato di questo tipo di opera teatrale quando sono stato qui per la prima volta. In effetti, niente mi ha mai sorpreso tanto! Mi ero sempre immaginato, infatti, che una cosa simile non avrebbe fatto alcun effetto! Sapete che non si canta, ma si declama, e che la musica è come un recitativo obbligato, talvolta si parla anche sulla musica, per cui si produce un effetto meraviglioso…Sapete quale sarebbe la mia opinione? Si dovrebbe trattare in questo modo la maggior parte dei recitativi dell’opera, e solo di tanto in tanto, quando le parole possono essere espresse bene in musica, cantare i recitativi”. In questa lettera, dunque, Mozart – frequentatore appassionato anche di teatro di prosa – esprime il suo entusiasmo per il nuovo genere di spettacolo con musica chiamato “melologo”, e intuisce in questo tipo di scrittura nuove potenzialità espressive. I semi dell’invenzione teatrale che il melologo propone sbocceranno rigogliosi nella scrittura geniale del trittico italiano di Mozart.
In questa nuova produzione delle Nozze, il lavoro con i cantanti (cantanti attori di rango, generosi e appassionati, con cui è stata una gioia e un’ emozione profonda condividere il percorso) è stato per me – attrice e regista – occasione felice di conferma di quanto sia densa e preziosa la rete drammaturgica tesa da Mozart/ Da Ponte, di quanto ricca sia la possibilità di indagine sui personaggi e di quanto sia necessario seguire i loro percorsi con pudore lasciando che esprimano la complessità dei sentimenti senza mai venire appesantiti dal giudizio, senza fare di loro delle maschere o dei tipi umani da catalogo. Lasciare insomma che esprimano il loro mondo interiore attraverso il canto e l’azione per raggiungere la preziosa evidenza della fragilità umana.
Sonia Bergamasco - Note di regia
Il 12 novembre 1778, in una lettera da Mannheim, Mozart scrive al padre: “ Non so se vi ho parlato di questo tipo di opera teatrale quando sono stato qui per la prima volta. In effetti, niente mi ha mai sorpreso tanto! Mi ero sempre immaginato, infatti, che una cosa simile non avrebbe fatto alcun effetto! Sapete che non si canta, ma si declama, e che la musica è come un recitativo obbligato, talvolta si parla anche sulla musica, per cui si produce un effetto meraviglioso…Sapete quale sarebbe la mia opinione? Si dovrebbe trattare in questo modo la maggior parte dei recitativi dell’opera, e solo di tanto in tanto, quando le parole possono essere espresse bene in musica, cantare i recitativi”. In questa lettera, dunque, Mozart – frequentatore appassionato anche di teatro di prosa – esprime il suo entusiasmo per il nuovo genere di spettacolo con musica chiamato “melologo”, e intuisce in questo tipo di scrittura nuove potenzialità espressive. I semi dell’invenzione teatrale che il melologo propone sbocceranno rigogliosi nella scrittura geniale del trittico italiano di Mozart.
In questa nuova produzione delle Nozze, il lavoro con i cantanti (cantanti attori di rango, generosi e appassionati, con cui è stata una gioia e un’ emozione profonda condividere il percorso) è stato per me – attrice e regista – occasione felice di conferma di quanto sia densa e preziosa la rete drammaturgica tesa da Mozart/ Da Ponte, di quanto ricca sia la possibilità di indagine sui personaggi e di quanto sia necessario seguire i loro percorsi con pudore lasciando che esprimano la complessità dei sentimenti senza mai venire appesantiti dal giudizio, senza fare di loro delle maschere o dei tipi umani da catalogo. Lasciare insomma che esprimano il loro mondo interiore attraverso il canto e l’azione per raggiungere la preziosa evidenza della fragilità umana.
Le nozze di Figaro è anche il racconto di una ricerca incessante d’amore, di un desiderio potente di riaffermazione dei suoi diritti, e di un equilibrio dei sentimenti – precario e sottile – sempre da riconquistare. La freccia ardente di Eros attraversa tutta la vicenda e obbliga ciascuno dei personaggi a confrontarsi con le ferite del cuore e gli imprevisti del desiderio. Mozart allestisce un teatro politico dei sentimenti che, senza mai rinunciare alla commedia, incide profondamente nella rete dei rapporti sociali (la Rivoluzione è alle porte) ma ci consente anche di cogliere la possibilità di un’armonia che non ha a che vedere solo con la fede religiosa, ma soprattutto con la fede in un’umanità migliore.
Personalmente, ho amato (e odiato) tutti i personaggi della storia, e il mio primo desiderio è stato quello di raccontare ciascuno di loro nella sua umana complessità, senza scorciatoie. Di qui, la necessità di dare spazio anche a personaggi solitamente poco indagati come Basilio, e soprattutto Marcellina, ripristinando le arie loro dedicate (e quasi sempre tagliate), nell’ultimo atto.
Kriistina Poska, che dirige l’orchestra in questa nuova edizione delle Nozze, ha seguito dall’inizio le prove di regia e ne ha condiviso ogni fase con un’attitudine estremamente empatica, consentendo in questo modo di moltiplicare le occasioni di dialogo.
Marco Rossi, autore delle scene, è stato con me dalle primissime fasi del progetto per dare forma al giardino-labirinto che si rivela per gradi, ossigenato fin dall’inizio dal verde del tavolo da biliardo e del piano inclinato della scena fino a “svelarsi” – nell’immagine notturna dell’ultimo atto – in tutta la sua magica profondità, come un enorme tavolo da gioco. Complessità e tenerezza, gioco e malinconia. Un affresco di società – che indossa i costumi vividi di un Settecento aggiornato con grinta e sapienza da Gianluca Sbicca – in cui “il popolo” è braccio armato di Figaro e protagonista delle incursioni “teatrali” da lui orchestrate al fine di ristabilire i diritti calpestati. Teatro nel teatro, gioco di specchi e scambio di ruoli. Un “sogno di una notte di primavera” in cui i due “promessi sposi” della lirica, insidiati dal potente di turno, si ricongiungono nel finale in un giardino illuminato dai raggi della luna (le luci sono di Cesare Accetta, artista e amico di sempre).
Il labirinto notturno che ha rivelato a Susanna e a Figaro, al Conte e alla Contessa e a tutti gli altri protagonisti del racconto le contraddizioni dei sentimenti, le insidie della ragione, la fragilità delle relazioni umane si chiude con l’immagine di un equilibrio riconquistato attraverso un gesto di perdono: un perdono laico, struggente, forse fuggevole, ma umanissimo.
LE NOZZE DI FIGARO
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Commedia per musica in quattro atti K. 492
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Editore proprietario: Bärenreiter-Verlag, Kassel
Nuovo allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
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Maestro concertatore e direttore Kristiina Poska
Regia Sonia Bergamasco
Scene Marco Rossi
Costumi Gianluca Sbicca
Luci Cesare Accetta
Movimenti coreografici Paolo Arcangeli
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Il Conte di Almaviva Mattia Olivieri
La Contessa di Almaviva Serena Gamberoni
Susanna Valentina Mastrangelo
Figaro Simone Del Savio
Cherubino Miriam Albano
Marcellina Patrizia Cigna
Don Bartolo Adriano Gramigni
Basilio Dave Monaco
Don Curzio Claudio Zazzaro
Barbarina Costanza Fontana
Antonio Patrizio La Placa
Due contadine Elena Bazzo, Nadia Pirazzini
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Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Aiuto regista João Aboim Carvalho
Aiuto costumista Rossana Gea Cavallo
Figuranti specialo Elena Barsotti, Gaia Mazzeranghi, Cristiano Colangelo, Giacomo Dominici, Pierangelo Preziosa
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Allestimento, scene, attrezzeria e costumi Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Costumi artiste donne realizzati dalla Sartoria del Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
Costumi artisti uomini C.I.M.E.C., Milano - Costumi coro BASTE srl, Trieste - Calzature CTC, Milano –
Parrucche Audello Teatro, Torino
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Con sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze
con Inserra Chair (Montclair State University) e ICAMus, USA
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