Da venerdì 6 a domenica 8 novembre 2015 – al Teatro della Cooperativa di Milano
Muta Imago presenta(A+B)3
Progetto e regia Claudia Sorace
con Riccardo Fazi e Claudia Sorace
drammaturgia e suono Riccardo Fazi
scena Massimo Troncanetti
costumi Fiamma Benvignati
Stagione “Cavalli di Battaglia” – RASSEGNA “LA GRANDE GUERRA”
Al Teatro della Cooperativa di Milano la compagnia Muta Imago presenta (A+B)3, il primo di cinque spettacoli, inseriti in questa nuova stagione, che fanno parte della Rassegna dal titolo LA GRANDE GUERRA – Un ciclo di spettacoli per ricordare.
La rassegna rientra nel Programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della prima Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale.
Una coppia di amanti, due figurine felici che si preparano per uscire: mettono il vestito bello, i capelli hanno la piega appena fatta, un giro di perle al collo, le scarpe lucide. Si muovono rapidi, la loro danza si ferma di fronte ad uno specchio, che ne indice i nomi sulle ombre sottili.
Poi arriva la guerra.
In (a+b)3 due performer, un uomo e una donna, agiscono all’interno e intorno a un cubo di legno per raccontare una storia universale di amore, di guerra, di separazione. Interagendo con la struttura scenica, le immagini, il suono e il testo registrato, i due performer costruiscono una drammaturgia che procede inesorabile come un meccanismo ad orologeria.
Plinio il Vecchio racconta che la pittura nacque quando una ragazza ricalcò il contorno dell’ombra del suo giovane innamorato sulla parete di una stanza. Il ragazzo sarebbe partito la mattina successiva, allora lei, la notte, tenendo la lanterna vicino al viso di lui e vedendo proiettarsi un’ombra sul muro, disegnò i contorni della sua ombra.
Forse questa storia non continua come la fa continuare Plinio il Vecchio, con il padre della ragazza che realizza un ritratto di argilla a partire dal disegno della figlia (così si racconta, nasce la scultura). Forse questa storia continua a partire dal gesto di lei, dal tentativo di trattenere qualcosa che sfugge, che non si può afferrare. Come quando cade un oggetto qualsiasi, e stiamo per afferrarlo, la mano lo sfiora di poco, ma non si riesce a prenderlo, cade.
Orfeo sta risalendo un lungo sentiero, silenzioso, scosceso, buio. Euridice lo segue, perché lui ha incantato tutti laggiù, nel regno dei morti, ed è riuscito ad ottenere in dono la possibilità di riprendersi la sua sposa. I due camminano, lui più avanti, non deve guardarla fino al ritorno in superficie, questo è il patto, e lei lo segue a qualche passo di distanza.
Orfeo si gira, lei cade indietro, tende le braccia, cerca di abbracciarlo, ma non afferra nulla se non l’inconsistente aria. Euridice torna ombra, corpo senza peso, forse il ricordo di ciò che era stata in terra. Questi due gesti nascono dalla stessa necessità, ma non c’è consolazione in nessuno dei due. L’immagine che rimane sul muro non dà pace quando manca il corpo che l’ha generata. L’ombra ha trasportato il viso di lui sulla parete, ma l’ombra è falsa, inganna e confonde. Euridice abbraccia l’aria, dimenando le braccia, che finiscono per richiudersi su lei stessa. Anche lei vuole trattenere, afferrare, fermare, ma il suo movimento non trova un corpo, continua ad annaspare le braccia nel vuoto senza arrivare a qualcosa che fermi il suo cercare. Questi gesti raccontano l’eterna ricerca di un’assenza e il tentativo di tracciare un confine che possa sancire una presenza.
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Teatro della Cooperativa (6/7/8 novembre 2015)
SPETTACOLI: venerdì e sabato ore 20.45 – domenica ore 16
PREZZI: intero 18 euro – ridotti 15/9 euro
www.teatrodellacooperativa.it - Via Hermada 8, Milano – tel. 02.64749997
Stagione “Cavalli di Battaglia” – RASSEGNA “LA GRANDE GUERRA”
Al Teatro della Cooperativa di Milano la compagnia Muta Imago presenta (A+B)3, il primo di cinque spettacoli, inseriti in questa nuova stagione, che fanno parte della Rassegna dal titolo LA GRANDE GUERRA – Un ciclo di spettacoli per ricordare.
La rassegna rientra nel Programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della prima Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale.
Una coppia di amanti, due figurine felici che si preparano per uscire: mettono il vestito bello, i capelli hanno la piega appena fatta, un giro di perle al collo, le scarpe lucide. Si muovono rapidi, la loro danza si ferma di fronte ad uno specchio, che ne indice i nomi sulle ombre sottili.
Poi arriva la guerra.
In (a+b)3 due performer, un uomo e una donna, agiscono all’interno e intorno a un cubo di legno per raccontare una storia universale di amore, di guerra, di separazione. Interagendo con la struttura scenica, le immagini, il suono e il testo registrato, i due performer costruiscono una drammaturgia che procede inesorabile come un meccanismo ad orologeria.
Plinio il Vecchio racconta che la pittura nacque quando una ragazza ricalcò il contorno dell’ombra del suo giovane innamorato sulla parete di una stanza. Il ragazzo sarebbe partito la mattina successiva, allora lei, la notte, tenendo la lanterna vicino al viso di lui e vedendo proiettarsi un’ombra sul muro, disegnò i contorni della sua ombra.
Forse questa storia non continua come la fa continuare Plinio il Vecchio, con il padre della ragazza che realizza un ritratto di argilla a partire dal disegno della figlia (così si racconta, nasce la scultura). Forse questa storia continua a partire dal gesto di lei, dal tentativo di trattenere qualcosa che sfugge, che non si può afferrare. Come quando cade un oggetto qualsiasi, e stiamo per afferrarlo, la mano lo sfiora di poco, ma non si riesce a prenderlo, cade.
Orfeo sta risalendo un lungo sentiero, silenzioso, scosceso, buio. Euridice lo segue, perché lui ha incantato tutti laggiù, nel regno dei morti, ed è riuscito ad ottenere in dono la possibilità di riprendersi la sua sposa. I due camminano, lui più avanti, non deve guardarla fino al ritorno in superficie, questo è il patto, e lei lo segue a qualche passo di distanza.
Orfeo si gira, lei cade indietro, tende le braccia, cerca di abbracciarlo, ma non afferra nulla se non l’inconsistente aria. Euridice torna ombra, corpo senza peso, forse il ricordo di ciò che era stata in terra. Questi due gesti nascono dalla stessa necessità, ma non c’è consolazione in nessuno dei due. L’immagine che rimane sul muro non dà pace quando manca il corpo che l’ha generata. L’ombra ha trasportato il viso di lui sulla parete, ma l’ombra è falsa, inganna e confonde. Euridice abbraccia l’aria, dimenando le braccia, che finiscono per richiudersi su lei stessa. Anche lei vuole trattenere, afferrare, fermare, ma il suo movimento non trova un corpo, continua ad annaspare le braccia nel vuoto senza arrivare a qualcosa che fermi il suo cercare. Questi gesti raccontano l’eterna ricerca di un’assenza e il tentativo di tracciare un confine che possa sancire una presenza.
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Teatro della Cooperativa (6/7/8 novembre 2015)
SPETTACOLI: venerdì e sabato ore 20.45 – domenica ore 16
PREZZI: intero 18 euro – ridotti 15/9 euro
www.teatrodellacooperativa.it - Via Hermada 8, Milano – tel. 02.64749997
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